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Samizdat nr. 45: Il Memoriale di Sighet

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samizdat

Romania


Notizie raccolte, tradotte ed
elaborate da Elena Fedri

Il Memoriale delle vittime del comunismo e della resistenza
di Sighet, cittadina romena dove vide la luce il premio
Nobel per la pace Elie Wiesel, è dal 1995 sotto l’egida
del Consiglio d’Europa che lo considera una delle principali
istituzioni dedicate alla conservazione della storia
europea del XX secolo, accanto al Memoriale di Au –
schwitz e al Memoriale della Pace in Francia. Svolgendo
il ruolo di risuscitare la memoria collettiva, il Memoriale
è allo stesso tempo istituto di ricerca, di museografia e di
insegnamento.
Il Memoriale fu creato dalla Fondazione Accademia
Civica, organizzazione della società civile con sede a Bu –
ca rest, su un progetto del 1993 degli scrittori Ana Blan –
diana e Romulus Rusan. Nel 1995 la Fondazione Acca –
demia Civica s’incaricò di ristrutturare le rovine dell’excarcere
di Sighet e di trasformarle – nel quadro del Me –
moriale – in un museo delle vittime del comunismo.
La parte scientifica e di ricerca del Memoriale Sighet
è coperta dal Centro Internazionale di Studi sul Comu –
nismo (CISAC, con sede a Bucarest e diretto da Romulus
Rusan), che possiede un importante archivio: 6000 ore di
registrazioni di storia orale con sopravvissuti dei Gulag;
quasi 100.000 schede di detenzione; più di 10.000 certificati
di decesso nelle prigioni e nei lager, migliaia di fotografie
e oggetti. Il Centro conta più di 1500 collaboratori
occasionali, partecipanti ai simposi, ai laboratori e ai corsi
della Scuola Estiva. I contributi dei collaboratori (circa
35.000 pagine) sono stati in gran parte pubblicati dalla
Fondazione Accademia Civica.
Nel 1993 il Centro Studi aveva già iniziato la creazione
di una banca dati per un museo raccogliendo foto, atti,
oggetti, lettere, registrazioni audio, giornali, libri, manuali.
Il museo di Sighet ha più di 50 sale, situate nel palazzo
di una vecchia prigione del Nord (a Sighetul Mar –
maţiei, località più conosciuta come Sighet) dove è stata
sterminata negli anni ’50 l’élite politica, religiosa, accademica
e militare della Romania. Il percorso della mostra se –
gue in ordine cronologico e tematico la storia della Roma –
nia dopo l’instaurazione forzata del comunismo: la presa
del potere da parte dell’Armata Rossa; le elezioni truccate
dopo la Conferenza di Yalta; la messa al bando dei partiti
politici, la creazione del partito unico (comunista); la
creazione della Securitatea (Depar tamentul Securităţii
Statului ovvero la polizia segreta) come organo repressivo;
la nazionalizzazione dell’industria; la collettivizzazione
forzata dell’agricoltura; la repressione dei culti,
delle arti, della letteratura, delle chiese; la resistenza al
co munismo nelle montagne; le rivolte contadine; le de –
portazioni; la dittatura “soft” del periodo di apertura al
mondo (Ceauşescu); il culto della personalità; la creazione
dell’«uomo nuovo». La Romania ha avuto circa 2 mi –
lioni di vittime dirette del comunismo. Nel cortile del Me –
moriale e nel Cimitero degli Eroi sono incisi più di
25.000 nomi di morti nei Gulag.
Il gruppo statuario «Il Cortile dei Sacrificati» (bronzo,
1998) rappresenta profili umani che camminano verso
un Muro.
Al Memoriale di Sighet si aggiunge il Cimitero dei
Poveri, situato a circa due chilometri di distanza dal Mu –
seo. In quel posto sono stati seppelliti in segreto i detenuti
morti nella prigione politica di Sighet.
Durante la sua Visita Apostolica in Romania (1999),
papa Giovanni Paolo II menzionava la necessità di ricordare
i martiri del XX secolo, invocando anche i vescovi
della Chiesa Greco-Cattolica Romena unita con Roma
che versarono il loro sangue per Cristo e per il suo gregge
al tempo del regime comunista. Alcuni vescovi morirono
nel carcere di Sighet, dopo aver sofferto fame, freddo
e torture.
La Scuola Estiva del Memoriale fu ideata dalla Fon –
dazione Accademia Civica, in collaborazione con la Fon –
dazione Konrad Adenauer, e avviata nel 1998 come scuola
di formazione del cittadino, con l’obiettivo di facilitare
l’avvicinamento degli adolescenti alla storia recente del –

l’Europa e del mondo. Ogni anno, abitualmente nel mese
di luglio, viene organizzato un convegno internazionale. La
selezione dei giovani partecipanti ai dibattiti del simposio
è fatta attraverso un concorso simile, nei principi, al Con –
corso nazionale della Resistenza francese, con la differenza
che quello della Romania verte sulla Resistenza al co –
mu nismo. I giovani (dai quindici ai diciotto anni) pro –
vengono dalla Romania e dalla Repubblica Moldova. I re –
latori partecipanti al convegno sono storici, studiosi, scrittori,
medici, giornalisti, cineasti, artisti di tutto il mon do
interessati ad approfondire temi della storia recente, in particolare
quelli legati alla repressione durante i re gimi co –
munisti e ai totalitarismi del mondo contemporaneo.
Per la maggior parte delle edizioni il rettore della
Scuola Estiva è stato Stéphane Courtois. Il suo profondo
legame con il Memoriale traspare dal suo libro la Sighet
(Bucarest, 2003). Tra i consueti conferenzieri ricordiamo
Dennis Deletant (Londra), rettore della Scuola Estiva nel
2000, Thierry Walton (Parigi), Leon Volovici (Geru sa –
lemme), Al. Zub (Iaşi), Hans Bergel (München), Marius
Oprea (Braşov). Vladimir Bukovskij fu per quattro volte
ospite del Memoriale e del suo Centro Studi. Dalla partecipazione
di Bukovskij alla Scuola Estiva nel 2002 è nato
il libro Bukovski la Sighet (Bucarest, 2002). Ai dibattiti
della Scuola Estiva intervengono anche vittime del comunismo
e parenti dei martiri. Negli ultimi anni è molto si –
gni ficativa la partecipazione attiva da parte degli insegnanti
di storia. Un obiettivo degli insegnanti e degli studenti
è quello di deliberare insieme i corsi riguardanti la
repressione comunista da inserire nel programma scolastico
nazionale. Gli interventi dei relatori e le migliori ri –
cer che degli adolescenti vengono pubblicate nelle collane
del Centro Studi del Memoriale.
Vladimir Bukovskij ha definito la Scuola Estiva di
Si ghet come un posto unico che propone agli adolescenti
una visione viva e senza pregiudizi sulla storia recente,
fuori dai dogmi e dai rigori scolastici.
Ana Blandana. Nota e apprezzata poetessa romena,
figlia di un prete cristiano imprigionato dal regime comunista
come «nemico del popolo», accusato di «complotto
contro lo stato» perché nelle sue messe «ignorava il materialismo
dialettico». La giovane figlia poetessa ne subì le
conseguenze, essendole vietato per diversi anni di sostenere
l’esame di ammissione all’università e di pubblicare
le sue prime creazioni letterarie.
Ha pubblicato poesie e racconti fantastici. Si –
gnificative sono anche le opere di saggistica tra cui La
qualità di testimone [Calitatea de martor, 1970], Essere
o guardare [A fi sau a privi, 2001], Paura della letteratura
[Spaima de literatura, 2004].
Ana Blandiana e i suoi libri furono messi al bando
nella Romania comunista degli ultimi anni del governo
Ceauşescu. Diverse poesie con allusione al potere (alcune
concepite per bambini) circolavano tra lettori trascritte
a mano, clandestinamente. Era quindi diventata autrice
di letteratura Samizdat…
Alla caduta del regime comunista, nel dicembre
1989, ha fatto parte del Consiglio Provvisorio del Fronte
di Salvezza Nazionale da cui ha dato le dimissi
oni per
protesta contro la confisca della rivoluzione da parte delle
forze antidemocratiche, ex collaborazionisti del regime
co munista che hanno usato la rivolta popolare per creare
un partito (FSN) e mettere le mani sul potere.
Ideatrice della Fondazione Accademia Civica (con
se de legale a Bucarest) di cui è presidente e che guida
accanto al marito, lo scrittore Romulus Rusan; Presidente
onorario del PEN Club Romeno; Membro dell’Acca –
demia di poesia Stéphane Mallarmé; Membro dell’Acca –
demia Europea di Poesia; Membro del l’Accademia
Mondiale di Poesia (UNESCO).
Ha tenuto conferenze in diverse università della
Germania, Francia e Italia (Roma, Firenze, Padova). Ha
partecipato a festival di poesia in Finlandia, Francia, Un –
gheria, Inghilterra, Stati Uniti d’America, Germania, Gre –
cia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Slovenia.
Ha vinto svariati premi letterari nazionali e internazionali
tra cui il Premio Herder (Vienna, 1982).
In Italia è stata premiata ai concorsi letterari di Acerbi
(2003), Camaiore (2005), Aquila (2007) e le sue opere
sono state pubblicate a Roma [Un tempo gli alberi avevano
occhi, Donzelli , 2004] e a Milano [Progetti per il passato
e altri racconti, Anfora, 2008]. Sempre in Italia sono
in corso di pubblicazione altri due volumi.
I suoi scritti sono stati tradotti in 23 lingue.
Romulus Rusan. Scrittore e saggista romeno nato in
Transilvania.
Dopo il 1989 si dedica all’impegno civico, soprattutto
nel campo educativo e degli studi sulla storia recente
della Romania. È vicepresidente della Fondazione Acca –
demia Civica dalla quale è nato il movimento politicoculturale
«Alleanza Civica» che ha condotto alla prima
vittoria elettorale di una coalizione democratica di opposizione
alla politica degli ex comunisti (1996).
Ideatore e fondatore – insieme con la poetessa Ana
Blandiana, sua moglie – del Memoriale delle Vittime del
Co munismo e della Resistenza nella cui cornice svolge le
se guenti attività: direttore del Centro Internazionale di
Stu di sul Comunismo (CISAC) che prepara la banca dati
del Memoriale; ideatore e coordinatore del programma di
Storia Orale del CISAC; organizzatore del Simposio in –
ternazionale annuale della Scuola Estiva; curatore delle
collane di documenti e studi del Memoriale [«Analele Si –
ghet», «Biblioteca Sighet», «Documente», «Istorie Ora –
lă», «Interval», «Ora de istorie»].
Ha partecipato a dibattiti culturali in Germania,
Francia, Italia, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Un –
gheria e Slovacchia.
Tra i lavori pubblicati ricordiamo: Viaggio verso il
mare interiore [O călătorie spre marea interioară,
Bucarest, 1986-1990]; Cronologia e geografia della
repressione comunista in Romania [Cronologia şi
Geografia Represiunii Comuniste în România, Bucarest,
2007]; Il censimento della popolazione concentrazionaria
(1945-1989) [Recensământul Populaţiei Concentra –
ţio nare:1945-1989, Bucarest, 2007]; La Romania durante
la guerra fredda [România în timpul războiului rece,
Bucarest, 2008]; Coordinatore dell’Addenda romena a Il
li bro nero del Comunismo di Stéphane Courtois [Cartea
neagră a comunismului, Bucarest, Humanitas – Acca –
demia Civica,1998]; Coordinatore del capitolo sulla Ro –
ma nia nella raccolta di studi Du passé faisons table rase!
(Parigi, Robert Laffont 2002), volume pubblicato in Italia
con il titolo Il libro nero del comunismo europeo (Milano,
Mondadori, 2006).
Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese,
tedesco, italiano.
Stéphane Courtois. Rettore della Scuola Estiva del
Memoriale Sighet:
«Non bisogna dimenticare mai che la democrazia è
una pianta fragile che va coltivata con grande attenzione.
Sia la storia che la memoria sono eccellenti ingredienti
per far prosperare la democrazia, la libertà di pensiero, di
e spressione, di circolazione.» [Dal Saluto ai partecipanti
della Scuola Estiva, 2009].
«Negli otto giorni della Scuola Estiva cercheremo di
riflettere sulla storia contemporanea, quella del comunismo
e della democrazia. La conoscenza della storia è es –
senziale per la nostra formazione come cittadini. Senza
co noscere la storia dell’Europa e del mondo non saprete
chi siete, dove siete e cosa avete da fare. Insisto sull’importanza
della conoscenza della storia.
Da circa 20 anni in Francia abbiamo un problema con
la classe politica. Quasi tutti i politici francesi hanno se –
guito la Scuola Superiore di Amministrazione. Pochi me –
si fa dicevo a un deputato, anche lui formato in questa
Scuola, che i politici hanno perso il senso della storia, e
lui mi ha risposto molto tranquillamente: “Amico, ma
non lo sapevi che in questa Scuola non si studia più la storia?”.
Sono rimasto stupefatto perché almeno fino a 20
an ni fa i politici francesi sapevano bene la storia. Il generale
De Gaulle conosceva molto bene la storia della Fran –
cia, dell’Europa, del mondo. E questo l’ha aiutato a salva –
re più volte la Francia.
Dobbiamo sottolineare che nel sistema comunista la
storia è stata sistematicamente falsificata. Quando ho
scrit to Il libro nero del comunismo ho portato alla luce
fatti reali che i comunisti hanno nascosto e anche negato.
Il negazionismo ha portato a quello che è successo nel
1989 nell’Europa orientale. Quello che dobbiamo fare qui
è imparare e riflettere per capire il senso delle cose successe.
Bisogna capire meglio la storia della Romania, la
storia dell’Europa. Oggi il mondo ha quasi dimenticato
che prima del 1917 l’Europa era un insieme culturalmente
unitario. Nel 1917 Lenin ha rimosso la Russia dal –
l’Europa. Nel 1940 la Polonia è stata staccata dall’Eu –
ropa. Lo stesso è successo con la Bessarabia, con i paesi
baltici. Nel 1945 tutta l’Europa orientale è stata tagliata
fuori dall’Europa».
«Nell’Europa occidentale, in Francia, in Gran Bre –
tagna, la gente vive da cinquant’anni tranquilla, godendo
di prosperità economica, pace sociale, partiti politici, se –
renità della politica estera, e non si pone il problema di
come mai gli europei orientali non abbiano avuto nulla di
tutto ciò. Prima del 1917, prima del 1940, anche l’Europa
o rientale aveva tali cose. Se noi abbiamo avuto tutto questo,
è stato perché alla fine della seconda guerra mondiale
gli occidentali responsabili dei negoziati hanno abbandonato
l’Europa orientale nelle mani di Stalin. Certo, si
potrebbe dire che non si sarebbe potuto fare diversamente,
che Stalin era troppo forte…».
«L’Europa si deve riunificare, ma non solo per soldi,
non esclusivamente sotto gli auspici della tecnocrazia
europea. La riunificazione sarà possibile quando gli europei,
tanto quelli dell’Oriente quanto quelli dell’Occi –
dente, avranno il senso dell’appartenenza alla stessa area
culturale».
[Dall’intervento di Stéphane Courtois a Sighet
(Scuola Estiva, 2001), pubblicato nel libro Stephane
Courtois la Sighet, Bucarest, Accademia Civica, 2003].
Vladimir Bukovskij. Ospite d’onore al Memoriale
Sighet.
Bukovskij si presenta:
«Sono stato uno dei primi fondatori del movimento
per i diritti umani che si era creato nell’Unione Sovietica
a metà degli anni ’60. Questa sarebbe forse la più semplice
presentazione di me stesso. In
Occidente sono conosciuto per la campagna
che avevo iniziato contro l’uso della
psichiatria a scopo re pressivo. Ma è successo
abbastanza tardi, negli anni ’70,
dopo un’altra uscita dal la ger. Fra i nostri
amici, molti erano chiusi in ospedali
psichiatrici
».
«Stranamente, la nostra campagna si è
dimostrata molto efficace. Io vi sono stato
rinchiuso, mi hanno dato 12 anni. Ma la
campagna è andata avanti in Occidente e si
è estesa. In ogni paese c’era un gruppo di persone che la
continuava; includeva psichiatri del posto, giuristi, dottori,
artisti, scrittori. Ha avuto grande popolarità fra gli
intellettuali occidentali. Sembra che la disperazione dell’uomo
sano chiuso in un manicomio influenzi l’im –
maginazione delle persone. Tom Stoppard ha scritto an –
che una pièce sull’argomento. Aveva la prima a Londra
proprio quando mi hanno liberato e così sono arrivato in
tempo. Questo si è dimostrato un tema straordinariamente
popolare e noi abbiamo vinto. Nel 1978 l’Associazione
Internazionale degli Psichiatri ha condannato il governo
sovietico e nel 1983, se non vado errato, ha escluso i so –
vietici dall’associazione. In realtà sono usciti da soli, rendendosi
conto che avrebbero perso con la votazione».
«In Russia si ricordano dello scambio [con Louis
Corvalan] e del fatto che sono stato il primo a organizzare
– nel 1965, in Piazza Puškin – una manifestazione politica
per la difesa degli scrittori arrestati. Questa è diventata
tradizione. Ora a Mosca, persone molto diverse tra
lo ro si radunano ogni anno in quel posto in cui allora si è
parlato della libertà di parola».
L’arrivo in Occidente:
«In quegli anni nel blocco sovietico si facevano am –
pie campagne per la difesa di Louis Corvalan, mentre in
Occidente c’era una campagna per difendere me. E allora
Sacharov ha proposto ufficialmente lo scambio…».
«Le mie prime impressioni in Occidente erano molto
confuse. Non avevo tempo nemmeno per respirare. I so –
vietici erano ingenui all’epoca, non capivano nulla di pu –
blicity, facevano uno scambio senza precedenti nella storia,
sotto gli occhi di tutto il mondo e proprio alla vigilia
di Natale. E in quei momenti in cui la stampa era alla ri –
cerca di una bella storia a lieto fine, il mio caso arrivava
come un dono di Dio. Nelle prime due settimane rilasciavo
ogni giorno 7, 8, anche 10 interviste per la televisione.
Sen za parlare dei giornali, le riviste e altro. Ho avuto due
conferenze stampa. Non mi ri cordo più niente di quelle
due settimane. Ero appena uscito dal carcere.
Pesavo 59 chi li. I sovietici non avevano
esperienza. Do po la mia vicenda hanno
imparato la le zione: prima di espellere uno
in Occidente lo mettevano a ingrassare».
L’Occidente di fronte alle rivelazioni di
Bukovskij:
«Alcuni capivano, altri no. C’erano
rea zioni molto politicizzate. Quelli di sinistra
ci guardavano senza alcun piacere. Noi
non condividevamo i loro ideali, eravamo
arrivati e raccontavamo che cos’era il so cialismo reale,
ma loro non lo volevano sapere. Per questo la stampa di
sinistra scriveva di noi senza grande entusiasmo. Certo,
non ci potevano ignorare, eravamo un e vento da prima
pagina. Dal loro punto di vista noi eravamo un po’ troppo
di destra. I conservatori erano più di sponibili, ma l’atteggiamento
cambiava decisamente da paese a paese. In
Francia, ad esempio, la situazione era al contrario. C’era
Giscard d’Estaing al potere: era di centro-destra ma molto
pro-sovietico. Di conseguenza, gli in tellettuali di sinistra
erano dalla nostra parte in Francia. Tutto dipendeva dai
loro giochi interni. In Inghilterra al potere erano i laburisti,
eppure ho fatto amicizia con Mar garet Thatcher, leader
dell’opposizione. Mentre in Ger mania sono stato vicino
a Helmut Kohl. Da questa situazione sono nati in
seguito i miei comportamenti di fronte alla politica.
Quindi le prese di posizione in Occidente e rano varie. In
America c’è stata una forte reazione, ma ciò ha giovato al
presidente. La difesa dei diritti umani era un principio di
base della politica di Carter. Mi ha ricevuto vo lentieri, ma
mi sono accorto che aveva molta paura del la reazione
sovietica. E mi ha accolto prima di tutto perché il suo predecessore,
Ford, aveva perso le elezioni per non aver
accolto Solženicyn. Carter era molto sensibile al –
l’opinione pubblica. Quindi, ogni paese ha reagito a suo
mo do. Non posso dire che tutti mi capivano. Ognuno cercava
di usare la mia apparizione per il suo programma
politico».
Promotore del Processo al Comunismo:
«Il Comunismo non è mai stato condannato, mentre
il nazismo sì e in Germania c’è stato un processo di denazificazione.
Così, dopo 50 anni il nazismo non è più una
minaccia».
«L’Occidente non ha mai chiesto alla Russia di condannare
il comunismo, anzi. Io sono stato tra i pochi che,
nel 1991, hanno provato a intentare un processo al comunismo.
Avevo parlato con i membri del governo russo e li
avevo convinti. Ma l’Occidente è stato contrario: ha capito
che aprire gli archivi sarebbe stato un male tanto per se
stesso quanto per i membri dell’ex Apparato Politico. Gli
af fari segreti promossi con Mosca non avrebbero giovato
alla reputazione dell’Occidente. […] L’Occidente ha fatto
pressioni sulla Russia per non aprire gli archivi».
[Dall’intervista accordata da Vladimir Bukovskij ad
Armand Goşu (Sighet, 2002), pubblicata nel libro
Bukovski la Sighet, Bucarest, Accademia Civica, 2002].
Il Memoriale di Sighet visto da…
Giovanni Paolo II
«…che gli incontri in questo posto eminente della
Memoria onorino le vittime delle persecuzioni, che i
dibattiti permettano una migliore conoscenza dei meccanismi
che hanno portato a questa tragedia e che mettano
in rilievo le energie che hanno contribuito alla sua sconfitta,
in modo tale che l’umanità possa imparare dalle
lezioni della storia!».
Vladimir Bukovskij
«Quello che è unico a Sighet sono i corsi estivi (la Scuola
Estiva). Cose del genere si fanno anche in altri posti, ma
da questo punto di vista il Memoriale Sighet resta unico».
Dennis Deletant
«Per me il Memoriale di Sighet costituisce la più emozionante
e importante restituzione alla memoria dei drammi
provocati dal comunismo in Europa».
Stéphane Courtois
«Memoriale mondiale dedicato alla lotta contro il comunismo,
quello di Sighet resta un progetto pilota del Con –
siglio d’Europa sul tema della memoria del XX secolo».
Thomas S. Blanton
«Il Memoriale Sighet è un monumento unico che elogia
la lotta contro il potere, contro l’oblio; è la lotta delle vittime
contro gli oppressori. Non esiste niente al mondo
che gli assomigli».
Lech Walesa
«Vi auguro che attraverso il simposio riunito a Sighet –
città simbolica per la memoria del comunismo e della
nostra comune storia recente – arriviate a una valutazione
corretta del vecchio sistema e delle conseguenze che questa
lezione di storia potrebbe avere sul futuro».
Jardar Seim
«Sighet non è una prigione ma una ‘sprigione’ tramite la
quale la storia di una metà dell’Europa si svincola e va
verso la libertà della verità».

Elena Fedri
da anni dedica il suo lavoro di
ricerca allo studio della cultura
in relazione alla storia e in particolare
ai rapporti tra cultura eu –
ropea orientale e occidentale.

 

http://www.libertates.com/docs/riviste/samizdat_45.pdf